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Home Page > NEWS > Articolo Inserito il  19/09/2010

Il padre torna libero e lui lo ammazza: gli aveva violentato la nipote  
Paternità Oggi - Il padre torna libero e lui lo ammazza: gli aveva violentato la nipote

Ha deciso che la giustizia degli uomini non bastava e così ha ucciso lui stesso suo padre. Un pedofilo. È accaduto a Mottola in provincia di Taranto. Alla fine è crollato e ha raccontato tutto: ha ammesso di aver ucciso il padre per vendicarsi degli abusi sessuali sulla nipote e perché sospettava che avesse molestato anche sua figlia, ha detto di averlo assassinato in una vecchia casa di campagna, ha raccontato di aver bruciato il cadavere, di aver raccolto le ceneri in un secchio e di averle poi ha buttate via.

L’ultimo atto prevedeva il suo suicidio ma lui, imprenditore edile di 44 anni, non ha fatto in tempo: è stato convocato in questura e qui ha confessato. Era il 27 luglio scorso quando sparì misteriosamente un uomo di 83 anni. Adesso affiora la verità che rivela una drammatica storia di orrore e vendetta in famiglia: l’anziano, arrestato e condannato per violenza sessuale su una nipote di 13 anni, era stato ucciso da uno dei suoi quattro figli.

L’imprenditore ha descritto le fasi dell’omicidio. Quel giorno è andato a prendere il padre dalla casa di riposo dove era detenuto ai domiciliari e lo ha portato in un casolare a Grottaglie, un paese vicino. Qui è nata una lite feroce, il figlio ha picchiato il padre, lo ha ucciso a mani nude. «A un certo punto non si muoveva più», ha raccontato. Poi se n’è andato, ma il giorno dopo è tornato e ha fatto sparire il corpo: ha trascinato il cadavere in un deposito in eternit utilizzato per l’acqua e lo ha bruciato alimentando le fiamme per dodici ore di seguito; infine ha preso un secchio, ha raccolto le ceneri e le ha buttate in un campo.

Il 20 agosto gli altri parenti hanno presentato denuncia di scomparsa, la polizia ha avviato indagini. E ha cominciato a scavare nella vita dell’83enne e della sua famiglia. L’anziano fu arrestato il 9 dicembre del 2009, quando gli agenti della squadra mobile di Taranto, con l’aiuto di psicologi, conclusero un’inchiesta su una squallida vicenda di abusi. Gli investigatori accertarono che l’83enne aveva violentato una nipote di tredici anni con la complicità della nuora che in cambio intascava somme tra i 15 e i 150 euro. Il pedofilo e la madre della ragazzina furono processati e condannati. Il 27 luglio l’anziano aveva ottenuto la revoca dei domiciliari. Dopo la sua scomparsa la squadra mobile ha concentrato i sospetti su uno dei figli, che aveva già deciso di suicidarsi e aveva acquistato carta e buste per lasciare tre messaggi di addio ai familiari e a un poliziotto. Il 44enne, il quale sospettava che il padre avesse molestato anche sua figlia, una ragazzina di sedici anni, dopo alcune ore ha confessato. «Ho subito tanto di quel male che non ce la facevo più”, ha detto tra le lacrime agli investigatori».

ilgiornale.it

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