Il Consiglio regionale, con 23 voti favorevoli espressi dai vari gruppi e schieramenti ed un solo voto contrario del Prc, ha approvato il testo di legge sulla tutela della famiglia il cui iter, iniziato con la presentazione di una proposta di iniziativa popolare accompagnata da circa 12mila firme, si è concluso con un testo in pratica riscritto dalla terza Commissione consiliare e votato alla unanimità il 3 febbraio scorso. La legge approvata con una norma finanziaria presentata questa mattina dalla Giunta stanzia risorse aggiuntive per 3milioni e 100mila euro da destinare prevalentemente al sostengo delle famiglie in maggior difficoltà.
L’Umbria valorizza la famiglia intesa come nucleo fondante della società, formato da persone unite da vincoli di coniugio, parentela e affinità; ne riconosce la funzione sociale dell’associazionismo, e con una norma finanziaria, definita dalla Giunta oggi stesso, stanzia 3milioni e 100mila euro aggiuntivi, destinandoli alle famiglie vulnerabili e in condizioni di grave disagio.
Al voto finale del disegno di legge “Disposizione per la promozione e la tutela della famiglia”, che trae origine dalla proposta di iniziativa popolare del Forum accompagnata da circa 12 mila e successivamente riscritto in terza Commissione, si è arrivati dopo un lungo dibattito che ha messo in risalto la volontà unitaria di maggioranza ed opposizione di perseguire il comune interesse di intervenire a sostegno della famiglia, pur partendo da posizioni politiche ed ideologiche diverse. Ventitre i voti favorevoli al testo rimasto praticamente immutato rispetto a quello già votato alla unanimità in terza Commissione. Un solo voto contrario, quello del Prc che lo ha motivato “perché non riconosce dignità ed uguali diritti anche alle forme di convivenza”.
Apprezzamenti bipartisan per il lavoro svolto in terza Commissione sono venuti dai vari schieramenti in sede di dibattito e ribaditi anche prima del voto finale.
Dal gruppo Pdl è stata sottolineata la particolarità che “per la prima volta in Umbria” si approva una legge di iniziativa popolare e che, “proprio il voto dei consiglieri del Pdl garantisce l’approvazione finale di un atto condivisibile al novanta per cento, rispetto al quale i futuri eletti dovranno garantire la reale applicazione”. A nome della maggioranza il Pd ha sottolineato il lavoro importantissimo della terza Commissione che ha consentito il compimento dell’iter di iniziativa popolare, “nell’interesse esclusivo della comunità umbra, rispetto ad una legge non scontata che nasce come segnale simbolico e sostanziale, proprio per le importanti ed essenziali risorse nuove messe a disposizioni dalla Giunta”. Soddisfazione anche dal gruppo Udc, “solo ad ottobre eravamo in pochi a credere alla approvazione di questa legge: il merito va sicuramente al Forum delle famiglie che ha raccolto le firme, ma anche al lavoro importantissimo fatto dalla terza Commissione”.
Considerazioni positive anche sono venute anche dal rappresentante dell’esecutivo che al termine del dibattito ha evidenziato come, al termine di un lungo percorso la Giunta, anche dopo aver approvato il suo bilancio riesce a mettere a disposizioni importanti a disposizione dei cittadini umbri, su una legge di iniziativa popolare diventata di iniziativa del Consiglio regionale.
Illustrandone finalità e contenuti, il relatore unico del disegno di legge ha detto: “La legge ha un approccio laico al concetto di famiglia, al netto delle legittime visioni pluralistiche, ma intesa come forte elemento da salvaguardare e valorizzare. Famiglia considerata come istituzione sociale, e strumento ulteriore di promozione e valorizzazione, capace di affrontare le sfide del momento. Nelle famiglie di oggi, spesso instabili e sempre più piccole, che si formano tardi e con pochi figli, sono poche le donne che lavorano. Ed è proprio su questi nuclei che si scaricano i problemi occupazionali dei figli e quelli degli anziani da assistere”.
Per l’anno in corso e per la prima volta grazie all’impegno della Giunta la legge si avvale di uno stanziamento aggiuntivo di tre milioni di euro da destinare per finanziare le azioni previste dalla legge a favore delle famiglie più vulnerabili e in difficoltà. A questi vanno aggiunti 100mila euro più specifici per attivare l’associazionismo familiare e per coordinare i tempi delle città.
Ma non si devono dimenticare tutti gli altri interventi finanziari relativi alle politiche di settore dalla casa. Possiamo dire che per la prima volta in Umbria nasce una legge dedicata alla famiglia, sotto l’impulso popolare del Forum delle famiglie che ha il merito di aver posto il problema e di aver raccolto le firme. Devo anche evidenziare che in terza Commissione si è fatto un lavoro difficile per cercare il punto più alto di mediazione possibile, senza svalutare il provvedimento: un lavoro coronato dal voto unanime che si è avuto in terza Commissione il 3 febbraio scorso.
Anche i rappresentanti della minoranza intervenuti hanno sottolineato come per la prima volta la famiglia entri a far parte dell’impianto istituzionale della Regione, come soggetto cui destinare servizi ed interventi, attribuendogli una nuova e ben più ampia dimensione culturale e sociale, e come l’approvazione della legge rappresenti la sconfitta sia di chi vi si opponeva per condizionamenti e convincimenti ideologici, sia di chi, con atteggiamenti pretestuosi, reclamava un’impostazione non laica del testo normativo cercando di impedire qualsiasi dialogo costruttivo. Sottolineata anche l’attuazione del principio di sussidiarietà orizzontale, che riconosce l’associazionismo familiare quale portatore di risorse e soggetto attivo nella programmazione regionale attraverso l’autorganizzazione delle famiglie per esperienze di mutualità nella cura familiare, nel realizzare interventi e servizi diretti a semplificare la vita quotidiana.
Legge sulla famiglia: i contenuti
Fra i principi della legge regionale figurano concetti base come: la valorizzazione del “nucleo familiare formato da persone unite da vincoli di coniugio parentela ed affinità; il sostegno alla funzione genitoriale nei compiti di educazione, tutela e benessere dei figli”; il riconoscimento dell’associazionismo familiare e di un suo ruolo, “attivo nella programmazione, progettazione, realizzazione e valutazione del sistema dei servizi alla persona”.
Strumenti della legge sono: il sostengo alle giovani coppie nella formazione di una nuova famiglia, particolarmente nelle situazioni più disagiate, nelle famiglie numerose o in crisi, con riferimenti precisi: alla “libertà di scelta e parità di trattamento tra gli iscritti alle scuole pubbliche, statali e paritarie”; al potenziamento delle attività dei consultori familiari; alla valorizzazione della maternità e paternità responsabili; alla prevenzione dell’abbandono alla nascita; al sostengo dei genitori durante la gravidanza.
Interventi di tipo socio educativo sono previsti a livello individuale o di gruppo e domiciliari per le famiglie con bambini in particolare difficoltà. Previsto anche il “sostegno all’adozione familiare” e l’assistenza alla “procreazione responsabile anche medicalmente assistita”.
Un articolo è dedicato esclusivamente alle “famiglie vulnerabili”, e prevede agevolazioni economiche rispetto a: tariffe dei servizi pubblici, canone di affitto, spese mediche, fino all’eventuale erogazione di un “prestito sociale d’onore”. In caso di particolare disagio gli stessi interventi finanziari si estendono ai casi di: nascita di altro figlio, adozione o affido, decesso del familiare produttore di reddito, scomposizione della famiglia, perdita dell’alloggio, insorgenza di inabilità temporanea o non autosufficienza. Previsto anche l’intervento economico della Regione per realizzare strutture di accoglienza temporanea, per “donne e bambini vittime di violenza o in condizione di grave disagio”; e per il reinserimento lavorativo di soggetti che hanno in famiglia persone non autosufficienti.
La legge riconosce e valorizza il “lavoro di cura familiare non retribuito” e favorisce lo scambio di “servizi di vicinato”, da utilizzare in forma di mutuo aiuto, fino a costituire associazioni denominate “Banche del tempo”. La legge consente di porre alle pubbliche amministrazioni il problema dei “tempi della città”, inteso come volontà di coordinare ed armonizzare gli orari degli esercizi commerciali e dei servizi pubblici alle esigenze complessive delle famiglie.
fonte: crumbria.it del 9 febbraio 2010
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