Lo dico, e lo scrivo, da tempo: in Italia il parto cesareo viene spesso fatto non per necessita', ma per motivi legali. Lo conferma un''indagine condotta dalla Societa' Italiana di Ginecologia e Ostetricia (SIGO) da maggio a settembre 2009. I dati sono stati presentati all'inaugurazione del Congresso Nazionale di Bari. E' la prima volta che la Societa' scientifica analizza ''a tappeto'' un problema cosi' spinoso (oltre 200 centri italiani).
"Per 9 ginecologi su 10 sono le complicazioni medico legali la prima causa del taglio cesareo in Italia. Una modalita' che nel nostro Paese viene applicata in media nel 38% dei parti, record che non ha eguali in Europa (in Francia e' il 20.2%, in Inghilterra il 23%). I camici bianchi non hanno dubbi: il contenzioso rappresenta il vero problema da affrontare per risolvere questa anomalia. Nel complesso, le motivazioni organizzative pesano piu' di quelle cliniche: 59% contro solo il 32%, un caso su tre. Ma c'e' un problema evidente anche nella formazione perche' la preparazione del ginecologo/ostetrico al parto vaginale e' inadeguata per il 59%.
"Abbiamo ben presente la questione, se ne discute da anni, ora pero' possiamo affrontarla attingendo ai risultati delle nostre interviste per cercare soluzioni e fornire proposte concrete da condividere con le Istituzioni - afferma il Presidente SIGO Giorgio Vittori -. Per il 35% degli intervistati la situazione potrebbe normalizzarsi se ci fossero meno 'pressioni' di tipo medico-legale, per il 24% e' necessario un investimento nella formazione professionale, per il 19% serve la presenza di un'anestesista dedicato (oggi c'e' solo nel 34% dei punti nascita) e il 16% chiede una migliore informazione per le donne''.
"Spesso infatti sono proprio le madri a preferire l'intervento alla via 'naturale' - aggiunge il prof. Alessandro Melani, membro del Direttivo SIGO e responsabile della elaborazione dei dati-: il 27% dei cesarei e' frutto di una loro precisa scelta, senza indicazione clinica.
Orientamento su cui sembra incidere anche la scarsa possibilita' di accedere all'anestesia epidurale, non ancora garantita in tutto il Paese: ne e' convinto un medico su 2 (51%). L'influenza di precedenti esperienze di amiche o parenti e dei media e' evidente nell'indirizzare la puerpera (47%), ma il ginecologo resta la figura di riferimento''. (ottobre 2009)
font: asca.it
|
Iscriviti alla nostra Newsletter per rimanere aggiornato sulle news del sito e sulle novità dell'Associazione Paternità Oggi! |