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Home Page > GENITORI > Articolo Inserito il  20/10/2011

Come può reagire un bambino di fronte alla malattia del proprio padre?  
Paternità Oggi - Come può reagire un bambino di fronte alla malattia del proprio padre?

Possono i bambini assumere il ruolo che comunemente spetta agli adulti? Possono i bambini sostituirsi ai grandi in certi momenti della vita? Come può reagire un bambino di fronte alla malattia del proprio padre? A questi interrogativi risponde con un linguaggio magico e poetico il libro “Parla papà”. In seguito a un ictus il papà è rimasto affetto da afasia: non può più leggere al figlio, non può più raccontargli le storie, non può più parlargli. “ Il filo sottile delle parole che fluivano a fiumi è stato tagliato da una forbice malvagia”.

Il bambino peròcolto alla sprovvista proprio nel periodo delle feste di Natale, non si perde d’animo. Capisce che è giunto il momento di dover essere lui ad aiutare il papà a ricomporre quel filo e a ritrovare le parole perdute. Giorno dopo giorno, come faceva suo padre, quando lui era piccolo, con pazienza e tenacia, inizia a mostrargli le lettere e a insegnargli ad articolare semplici suoni. A poco a poco la nebbia che avvolge il genitore si diraderà per lasciar posto al sorriso e a suoni sempre più familiari. Conduce il bambino un gioco da grandi; legge al suo papà le storie, gli mostra i numeri, ripete instancabile suoni e parole. Con delicatezza e senza forzature mediatiche, l’autrice affronta il tema della malattia del genitore, vissuto in prima persona da un bambino. La coltre di nebbia che separa padre e figlio, è destinata a dissolversi per la forza d’animo e l’ostinazione tipica dei bambini che difficilmente si danno per vinti.

Il libro, sostenuto dall’Associazione Carlo Molo Onlus di Torino, insieme all’A.IT.A.,che promuove il Progetto AFASIA, attraverso i suoi centri in Italia, ci dimostra che è possibile affrontare, anche nei testi per ragazzi, tematiche più “complesse”, come possono essere quelle della malattia, dell’interruzione, anche momentanea del rapporto genitore-bambino, se si entra in sintonia col modo di pensare del bambino e si comprende che egli è in possesso di risorse per noi impensabili. Questo può avvenire, come nel caso di Sandra Dema, quando l’autore riesce a calarsi nella testa e nel cuore del bambino e ci si lascia guidare dai suoi pensieri. Quei pensieri e quel cuore sono la bussola che ci orienta sui sentieri dell’infanzia. Anche l’uso delle onomatopee, che scandiscono i battiti di un cuore in ansia, la crittografia di quel bum sempre più marcato, conferiscono un’atmosfera d’ansia, di incertezza e di iniziale paura, destinate a diradarsi come la nebbia, con un sorriso pari a un raggio di sole oltre una coltre fumosa.
 
La scrittura dal magico tocco di poesia e di leggerezza dà respiro al racconto e connota un senso di speranza. Un lieto fine raggiunto dal protagonista, come quello di un rocciatore che tenti una parte ripida cercando di volta in volta appigli per superarla. A corredo del testo vanno segnalate le illustrazioni di Chiara Gobbo: colori vivaci e graffiati interpretano la storia in senso ludico, mettendo a fuoco un protagonista bambino, coinvolto in un nuovo gioco.
 
www.ilgiorno.it
 
Dema, “Parla papà”, Falzea, pagg 36.euro 10.


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