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Il 'Conflitto' della Badinter e il fallimento della donna-madre
Pubblicato il: 22/04/2010  Nella Sezione: Tutto io devo fare

Da un po' di tempo si parla molto dell'ultimo libro di Elisabeth Badinter Le conflit. La femme et la mère (Flammarion). A stupirmi non sono molto gli articoli, pubblicati sui quotidiani e sui blog, del saggio della filosofa femminista francese, ma i commenti di tante persone, così tante madri, schierate dalla parte dell'autrice. Quando ho letto le recensioni del libro sui vari mezzi di comunicazione in cui sono apparse, la prima idea che mi è balenata è stata di trovarmi di fronte a un tentativo, per altro ben riuscito stando alle vendite in Francia, da parte della Badinter di dire cose volutamente sovversive parlando di maternità da un punto di vista del tutto innaturale. In sintesi, mi è parso che, sedendosi al tavolino, la scrittrice abbia 'teorizzato' in maniera del tutto aprioristica una sua visione dell'argomento che non tiene conto di un fatto imprescindibile: che i due elementi del binomio 'donna-madre' non sono antitetici fra loro, ma complementari nel senso stretto del termine, dove la parola madre completa (eventualmente) la parola donna.
 
Se poi, in questa società 'moderna' in cui viviamo, la donna non ritiene (e ha tutto il diritto di farlo) di realizzarsi (o completarsi) nella maternità, ma in altri ambiti, possiamo fare anche un ragionamento meramente logico sul binomio donna-madre. La donna-madre è donna in generale e madre in particolare (cioè rispetto al figlio), così come la donna-lavoratrice è sempre donna in generale e lavoratrice in particolare (rispetto al lavoro). Di esempi se ne potrebbero fare altri mille, ma ciò che deve essere chiaro, ancora una volta, è che 'donna' e 'madre' non sono termini contrapposti. Semmai, il secondo esprime una condizione del primo, senza necessariamente escluderlo.
 
Al di là delle analisi, ora voglio dire cosa penso io della faccenda. E cioè che abbiamo raggiunto un livello di ignoranza senza precedenti nella storia dell'umanità: un'ignoranza che imputo anche alla filosofa. Un'ignoranza che non ha a che fare con quanto si conosce, con quanti libri si sono letti e quanti se ne sono scritti, ma con le nostre coscienze. Ma è davvero possibile credere di poter razionalizzare la realtà e pensare che la natura sia un'emanazione della ragione e non viceversa? Per la Badinter, i figli - lo dice senza mezzi termini - sono una schiavitù e sono all'origine della mancata realizzazione della donna all'interno della società: da qui il titolo del suo libro 'Il conflitto' e il dilemma che ne scaturirebbe fra essere donna oppure madre. Ove, nell'accezione di donna sarebbero comprese tutte le forme di realizzazione culturali, professionali ed economiche possibili, mentre il termine madre, evidentemente molto più limitativo, conterrebbe la causa nefasta della mancata realizzazione della prima. Ma veramente - mi chiedo - dobbiamo dare la colpa dei nostri fallimenti personali, sociali e lavorativi ai nostri bambini? Una volta le femministe lottavano per una società diversa, perché fosse riconosciuto il ruolo della donna al suo interno, per la parità dei diritti con l'uomo. Oggi, mi sembra, le femministe non sanno più con chi prendersela. Oppure lo sanno: con i figli.
 
La realizzazione di ognuno di noi non può essere forzata, non può mai, ripeto, mai, partire da un'idea razionale, così come sembra voler dire la Badinter. La nostra realizzazione, il nostro completamento passa attraverso la nostra natura. Diverremo noi stessi solamente quando ci saremo trasformati in ciò che già siamo in nuce. Così come fa la quercia, che diventa l'albero bello e forte che conosciamo soltanto quando la ghianda riceve la giusta dose di acqua e di luce e quando si pianta nel terreno più adatto. Eccola la vera idea della quercia: la sua ghianda e le giuste condizioni per crescere. E' l'idea della natura delle cose: le cose che hanno la possibilità di esistere semplicemente grazie al fatto che riproducono se stesse infinite volte.
 
Infine, allo stesso modo in cui la quercia mai e poi mai penserebbe di essere in conflitto con la sua ghianda, la donna non dovrebbe sentirsi in conflitto con la propria natura di madre. Sempre, ovviamente, che la maternità faccia parte della sua natura di donna. Perché? Semplice: perché il figlio per la donna, così come la ghianda per la quercia, è se stessa, sono la donna e la quercia stessa. Madre e figlio sono le facce della stessa medaglia. Tante volte quanto questo sarà possibile, tante volte finché, anche qui, non ci metteremo mano noi, proprio come fa la Badinter, con la nostra testa e con la nostra folle volontà di razionalizzare la natura.
 
Scritto da Cristiano - sosmammo.blogspot.com