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L'adozione, amore oltre i geni - da pensiero.it
Pubblicato il: 31/07/2010  Nella Sezione: Genitori

Sono in aumento le coppie che chiedono l’idoneità per l'adozione?
Sì, e questo accade mentre, come si sa, le nascite sono notevolmente diminuite. Sono tante le coppie che si rivolgono ai tribunali per avere l’idoneità all’adozione, sia nazionale, sia internazionale. Il loro numero è superiore a quello dei bambini dichiarati adottabili, ma non dei bambini che vivono in Italia e nel resto del mondo, in gravi condizioni di salute, di solitudine, di disagio. Per i quali, tuttavia, non è stata ancora dichiarata l'adottabilità.

Si tratta di coppie che non possono avere figli ma anche di coppie che, pur avendo già figli propri, intendono aprirsi al mondo dell'adozione. Dunque meno figli biologici, e chi tenta di averne si trova purtroppo con maggiore frequenza a non riuscirci. Le cause sono molteplici. Le coppie, ad esempio, arrivano spesso alla decisione di avere un figlio in età più avanzata rispetto al passato, quando dunque si riduce la fertilità. E molte ricerche ormai sottolineano come inquinamento ambientale, eccesso di stress e problematiche psicologiche incidano in maniera consistente sulla sterilità della coppia anche molto giovane.

Quali sono le maggiori difficoltà da affrontare?
Sono tante e di diverso genere. Se si pensa alla coppia con problemi di sterilità si deve tenere conto, ad esempio, che spesso arriva all’adozione portando le tracce di una profonda ferita: non poter generare un figlio è un dolore che ha bisogno di tempo per essere metabolizzato e che riaffiora in relazione alle vicissitudini personali o ai sempre più frequenti fatti di cronaca che riguardano bambini abbandonati e maltrattati. A questo si aggiunge, con molta frequenza, la stanchezza per l’altalena dei sentimenti legata ai tentativi di fecondazione assistita cui le coppie si sottopongono, sempre più supportate dalle nuove tecniche: con l’aiuto dei medici molti tentano di andare al di là dei limiti imposti dalla natura e ciò pone questioni impensabili fino a pochi anni fa. Timori relativi alla propria salute fisica e psicologica, alla salute del nascituro, questioni morali e legali... Spesso la coppia è sola per anni in questo percorso e la fecondazione assistita assume l’aspetto di intervento medico che mira al raggiungimento della tanto desiderata gravidanza e che non lascia molto spazio alle normali angosce, esitazioni, paure, all’alternanza di depressione e speranza, in particolare per la donna che vive in prima persona interventi anche molto invasivi.

E’ dunque di fondamentale importanza che la coppia arrivi all’adozione avendo curato e superato il proprio dolore per non correre il rischio di chiedere, anche inconsapevolmente, al bambino adottato di riempire un vuoto, di sostituirsi a un bambino mai noto. Inoltre, l'iter burocratico da affrontare è molto impegnativo, sia dal punto di vista psicologico, sia per gli aspetti pratici.
I colloqui che le coppie effettuano con gli psicologi hanno lo scopo di valutare l’idoneità ad adottare ma si propongono anche di accompagnare i futuri genitori in un cammino che presenta molte sfaccettature ed è fatto di impegni e verifiche che riaccendono frustrazioni, rabbia e dolore.
Il conseguimento dell'idoneità è infatti solo il primo passo. Ci vuole tempo, a volte anni, disponibilità a recarsi all’estero per periodi più o meno lunghi in caso di adozioni internazionali, disponibilità di denaro…

L’amore per il figlio adottivo è diverso?
Non si deve avere paura di rispondere “sì”, e non perché l’amore sia minore o maggiore, ma semplicemente perché ha una sua unicità. Tutti i genitori amano i propri figli in maniera diversa l’uno dall’altro, perché sono diversi tra loro. I genitori adottivi, poi, si confrontano con quelli biologici del bambino da subito. Loro non sono stati con il bambino quando gli altri lo hanno concepito, partorito e poi, forse, abbandonato o maltrattato. Specie se il bambino è straniero i genitori adottivi si predispongono ad incontrare un bambino che è “altro” da loro stessi, a volte anche per il colore della pelle, ma certamente per cultura e lingua.

E’ inoltre difficile, quando si adotta un bambino dopo averlo tanto desiderato, non cadere nel rischio di voler esser sempre e comunque buoni per non farlo più soffrire
. Difficile anche accettare le esitazioni iniziali o i rifiuti da parte dei bambini come se questi segnalassero tracce del passato che si vorrebbero a tutti i costi far dimenticare. Ma i genitori adottivi comprendono, con il passare degli anni, che superare le difficoltà rende l’amore tra loro e i figli particolare, unico, proprio perché non è stato facilitato dal legame di sangue, dalla genetica. In fondo è un amore cercato e ritrovato giorno per giorno.

Quali sono i principali problemi nella crescita?
E’ difficile generalizzare dal momento che ogni bambino ha un suo carattere e una sua storia prima di incontrare i genitori adottivi. Ciò che li accomuna è il fatto di avere tutti e comunque una ferita. A volte un vero e proprio “buco” nella mente e negli affetti. Un buco fatto di “non ricordo e nessuno ricorderà per raccontarmi come era il mondo prima di me, come erano i genitori che mi hanno concepito e perché è accaduto quello che è accaduto”. A volte, specie i bambini adottati più grandicelli, hanno ricordi sotto forma di sensazioni, immagini sfuocate, a volte i ricordi sono di esperienze molto dure oppure di momenti gradevoli con educatori e amici se hanno vissuto negli istituti. Che fare di questi ricordi? Cercare di mantenerli o dimenticare tutto, anche la propria lingua di origine?

La loro ferita spesso è difficile da guarire: i genitori adottivi devono supportare attivamente questo processo senza chiedere al bambino tempi brevi. E i bambini spesso stupiscono per la capacità che hanno di credere nuovamente nella vita nonostante ciò che la vita, molto precocemente, ha chiesto loro di affrontare. Molti genitori adottivi possono raccontare, a chi è solo all’inizio della storia adottiva, come si cresce insieme e come i bambini, nel tempo, inizino a sperare e poi acquistino la consapevolezza di essere veramente figli.

Le famiglie adottive hanno le stesse crisi delle altre famiglie?
Il difficile è proprio avere il senso della normalità della crisi. A volte le difficoltà possono essere drammatizzate e ricollegate unicamente al trauma originario senza vedere il senso costruttivo e vitale della crisi. Le famiglie adottive hanno per questo bisogno, più di altre, di sentirsi accompagnate e sostenute. Una buona esperienza è certamente quella già in corso da diversi anni dei gruppi di auto-aiuto, in cui le famiglie adottive si riuniscono mettendo a confronto le proprie esperienze. Spesso grazie a questi gruppi anche i bambini che provengono da Paesi diversi, o fratelli e sorelle che sono stati adottati da genitori diversi, possono incontrarsi e trovare rinforzo alla propria identità. In alcuni casi, tuttavia, le famiglie hanno bisogno di figure professionali esperte che li aiutino a sciogliere i nodi più complessi della crescita dei figli. Possono allora rivolgersi ai centri per le consultazioni psicologiche e, ove sia necessario, fornire ai propri figli la possibilità di superare le difficoltà attraverso un percorso psicoterapeutico.

A cura di Giuliana Bruno
Membro Ordinario SIPSIA
Docente incaricato Scuola di Specializzazione ASNE-SIPSIA
Redazione della rivista Richard & Piggle

Rubrica a cura di Bianca Micanzi Ravagli
Direttore della Scuola di Specializzazione AIPPI
Redazione della rivista Richard & Piggle

"Mi permetto di commentare questo articolo e mi piacerebbe sentire anche la vostra opinione: come esperienza personale di genitorialità biologica, mi sono trovato ad intraprendere un percorso lungo e tortuoso per arrivare ad amare profondamente mio figlio. Prima, non volevo proprio sentire il discorso dell'adozione, perchè ho sempre pensato di volere un figlio tutto mio, in cui rispecchiarmi. Avevo pensato che un figlio biologico potesse darmi quelle sensazioni di amore incondizionato che un figlio adottivo non avrebbe mai potuto darmi. Mi sono ricreduto nel tempo, quando ho visto il tempo che mi ci è voluto per amare veramente mio figlio. Ogni giorno, ogni minuto, conoscendolo di più, cresceva il mio amore e il mio rapporto con lui. Credo dunque, che anche con un qualunque bimbo possa nascere un rapporto profondissimo. Spesso siamo pieni di preconcetti e condizionamenti. Chiaramente reputo valido questo mio discorso nel momento in cui il bimbo che viene affidato è neonato. Non so se sarebbe la stessa cosa con un bambino più grande che abbia un trascorso di abbandoni e delusioni e dolore"

fonte: pensiero.it