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Paternitā e maternitā: accudire i figli al 50% ormai č una realtā
Pubblicato il: 14/03/2012  Nella Sezione: Societā
L’inchiesta on line “Madre o non madre” l’aveva lanciata nel novembre scorso  il blog “Maternità e paternità”, espressione di un gruppo di studiosi, sociologi, demografi, economisti, impegnati, appunto, sul tema della maternità condivisa, della difesa dei diritti delle donne, del lavoro, della conciliazione lavoro famiglia.
 
L’inchiesta, un questionario sul web, era dedicata alle donne nate tra il 1970 e il 1989, a cui si chiedeva di raccontare le proprie esperienze di vita-coppia-maternità-lavoro, con tutto ciò che ne consegue, dalla condivisione o meno dei ruoli familiari, ai successi o all’emarginazione nei luoghi di lavoro. E il risultato dei questionari traccia un ritratto bello e inedito di questa generazione tra i 24 e i 40 anni, dove seppure ancora con molti ritardi, le donne raccontano di partner che spartiscono equamente  fatiche e gioie della famiglia, che si occupano dei figli, della casa, che se lei non c’è, c’è lui etc. Il risultato del sondaggio dice che 8 donne su 10 affermano di avere mariti e compagni collaborativi, e il 37% aggiunge di poter condividere “alla pari” la cura dei figli.
 
Una rivoluzione? Sì, a passi lenti, ma decisi. In un’inchiesta su R2 di Repubblica  poche settimane fa questi nuovi padri li avevamo definiti “High care”, descrivendo la nuova “simmetria” delle giovani coppie, sulla base di uno studio di una ricercatrice dell’Isfol, Tiziana Canal. E da quello studio emergeva, anche, che i padri e i mariti sono tanto più collaborativi quanto più le loro compagne hanno un livello di istruzione alto e sono inserite nel mondo del lavoro.
 
Ossia, traducendo, quanto più le donne sono consapevoli di sè e del fatto che i figli si fanno in due e che le responsabilitò vanno condivise, tanto meglio la famiglia funziona. Perchè il punto non è “aiutare”  in casa, o “aiutare” con i figli, come, ancora, pensano molti ancorchè affettuosissimi padri e compagni, ma pensare in due, essere simmetrici, intercambiali, ossia “pari” nella cura e nella condivisione…Sembra semplice, non lo è, ma forse adesso è possibile.