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"Comunque padri": la donna dona la vita, l'uomo la libertà
Pubblicato il: 14/12/2011  Nella Sezione: Libri

Il mistero della paternità è prezioso e vasto, appetibile per una donna come me, per cui nel mio Comunque padri(Marietti, 2011) ho deciso di accerchiarlo, assediarlo con tre storie e tre protagonisti diversi: tre voci di donne che hanno in comune la stessa radice di male e di bene.

“Comunque padri” è complementare al romanzo “Storie comunque di madri” (Guaraldi 2006) che comprende la trilogia di racconti lunghi. Le mani nelle donne, Lividi, Arriverai: mentre lo scrivevo, esplorando la terra della maternità, i parti delle donne, i loro corpi, i loro vuoti, continuavo a imbattermi negli uomini, nei padri e nei compagni, la loro forza e le loro braccia: mi è venuto naturale continuare il cammino, gettarmi appunto in un abbraccio maschile, così saziante.

Io, “fortunata” con quattro figli maschi (permettetemi le virgolette), vedendoli crescere, sfuggirmi di mano e alzarsi sopra la mia testa, ho conosciuto in tutta la sua ampiezza la necessità della paternità: non posso compiere la mia maternità senza un uomo che sia padre, senza l’idea del padre (che si specchia in me). A un certo punto, mi devo ritirare, lasciare fare a lui: altrimenti li perdo, perdo tutto.

Il padre, il pastore, colui che riconduce, al senso, al mondo. A me. La madre mette al mondo, il padre da al mondo il senso. Il padre come senno. La madre come sonno, culla, terra.

In questo secolo l’ultimo bisogno, estremo, è l’intelligenza del padre, l’autonomia e il giudizio, l’autorevole presenza di un padre: quello che si sta cercando di mettere alla porta (un uomo senza autorevolezza è servile), nel tentativo di un asservimento al dominante.

Insomma, se la donna dà la vita, l’uomo dà la libertà.

L’uomo è “un filone di pane” (Affamata) e se rinunciare al cibo corrisponde a rinunciare a un padre (colui che te lo procura e ti insegna a procurartelo), nell’ultima riga dell’ultima pagina la madre apre la bocca e mangia il Pane che suo figlio le porge (notoriamente Eva ha mangiato la mela offerta dalla Serpe).

Maddalena Bertolini