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Essere padre: perchè alcuni lo diventano ed altri no
Pubblicato il: 23/09/2011  Nella Sezione: Paternità

 “Un articolo tratto dall'importante rivista “Psicologia Contemporanea” su uno studio sulla paternità e del perchè alcuni uomini diventano padri ed altri scelgono di non essere padre. Cogliamo l'occasione di informarvi sulle convenzioni di Paternità oggi, tra cui la convenzione con la rivista Psicologia Contemporanea.  (laRedazione)”

 
Perchè alcuni uomini diventano padri e altri no?
Su questo interrogativo si sono soffermati alcuni ricercatori sociali dell'Università di Basilea, che hanno svolto 60 interviste qualitative, di tipo biografico, ad altrettanti universitari.
Metà di essi avevano figli e l'altra metà no. Gli uomini appartenevano a tre diversi gruppi di età: fra i 20 e i 30 anni, fra i 30 e i 45, dai 45 ai 65.
In base allo studio, il fatto che gli uomini si decidano a favore o meno dell'avere dei figli dipende dal valore che attribuiscono alla propria indipendenza.
Indecisi sono, in primo luogo, quelli che temono, a causa dei bambini, di perdere la loro libertà e di non poter più disporre di tempo per se stessi.
Anche la rappresentazione tradizionale dell'uomo come breadwinner della famiglia può rendere incerti alcuni uomini, in quanto fa sentire loro il peso della responsabilità.
Altri vorrebbero essere padri premurosi e, nello stesso tempo, impegnarsi anche professionalmente.
In questo caso, però, o rinunciano ai figli, rimandando la formazione di una famiglia, oppure annullano il proprio tempo libero, a vantaggio dei bambini.
Accanto a questi, altri uomini, soprattutto giovani, si impegnano meno sul piano professionale a favore della famiglia e condividono la cura dei bambini con la partner.
Dalle interviste è emersa, anche, l'immagine di ciò che dovrebbe essere un “buon padre”.
Tutti hanno affermato di non voler essere un padre assente che porta solo lo stipendio a casa, anche quando gli accordi con la partner potrebbero pienamente permetterlo.
Un padre deve soprattutto essere presente, prendere sul serio la propria famiglia e avere un rapproto intenso con i figli.
 
Fonte: rivista Psicologia Contemporanea