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Il Nonno di Facebook: ecco come papà Zuckerberg ha trasmesso la passione per i computer al figlio
Pubblicato il: 01/04/2011  Nella Sezione: Curiosità

Succede anche questo ai tempi di Internet, che un dentista di mezza età, appassionato di tecnologia, faccia notizia. Ma in questo caso il segreto della popolarità risiede tutta nel nome: Edward Zuckerberg. L'omonimia con il fondatore di Facebook non è casuale, perché il dentista in questione è suo padre.

Fu lui a insegnargli a programmare su Atari, molti anni fa, e oggi può esserne soddisfatto. Il Los Angeles Time è andato a trovarlo nel suo studio, a New York, in cerca di curiosità e, naturalmente, con un occhio alle leggi sull'ereditarietà di Gregor Mendel, che qui trovano qualche conferma.

Zuckerberg senior era un ragazzo che smontava gli stereo per scoprire come funzionavano. Acquistò il primo computer per ufficio nel 1984, lo stesso anno di nascita di Mark. Su quell'Ibm Xt, con un hard disk la cui capacità è venticinque millesimi di quella standard odierna, si può dire che Mr. Facebook ha fatto i primi passi. Negli anni successivi, il babbo ha fatto in modo che ciascuno dei suoi quattro figli avesse un proprio pc.

«Mark si annoiava sui suoi compiti di scuola», spiega il vecchio Zuckerberg, che permetteva al figlio di passare molto tempo a programmare. In quelle ore partorì un primitivo sistema di messaggistica istantanea che ha permesso alle persone in diverse parti dello studio odontoiatrico e la casa di comunicare tramite computer. Facendo guadaganre alla famiglia il soprannome di ZuckNet.

Soprannome meritato, e non solo a causa di Mark. La sorella più giovane di Zuckerberg, Arielle, è ricercatrice di scienza del computer al Claremont McKenna College e ha disegnato il sito dello studio dentistico. La figlia maggiore, Randi, è a capo del marketing di Facebook. Donna ha parzialmente tradito i geni paterni studiando lettere classiche, ma si è rifatta sposando Harry Schmidt, genietto informatico che si è diplomato progettando un'applicazione per iPhone per tradurre il latino. E a quanto pare, è a lui che si rivolge papà Zuckerberg quando ha bisogno di consulenze. Ma non deve capitare spesso.

Lo studio dentistico Zuckerberg, che ha sette dipendenti e circa tremila clienti, è proprio come uno si immaginerebbe l'ufficio del papà di uno dei genietti dell'era digitale. "Una parola chiave è «visione», dichiara il dentista ai giornalisti, con una frase che avrebbe potuto trovare posto nella sceneggiatura dedicata al figlio. «Siamo tutti esposti a un sacco di cose, ma quanti possono vedere dove le cose stanno andando?».

Nelle tre sale di visita, i pazienti possono guardare su Internet in streaming tv su monitor a schermo piatto o rilassare i nervi con la musica a disposizione sugli iPod dello studio. Questo è il servizio, ma la tecnologia è anche nei piatti di portata: Zuckerberg senior va molto fiero di un'apparecchiatura che esegue la scansione di un dente rotto e può fabbricarne una sostituzione in pochi minuti.

Ma come in tutte le storie familiari che si rispettino, arriva sempre il momento in cui i figli possono insegnare qualcosa ai padri. Sulla scrivania della reception, infatti, un bollino blu esorta i clienti a metter il loro «Like» sulla pagina di Facebook dello studio dentistico. Difficile resistere alla richiesta di un uomo a cui, per qualche ora all'anno, permettiamo di armeggiare con un trapano tra i nostri molari. Così, sono ben 1.100 i fan delle pratiche odontoiatriche Zuckerberg. E' solo un esempio del marketing virale adottato dal papà del papà di Facebook. Al giornalista del Los Angeles Time spiega di odiare l'uso della parola vendita nella sua professione, «ma – ammette - noi siamo venditori».

Mostra così con gli occhi che luccicano la sua più recente trovata promozionale: sta offrendo un kit di sbiancamento dei denti gratis ai primi 10 pazienti che utilizzano i loro smartphone per raccontare ai loro amici di Facebook che hanno scelto il suo studio. Il passa parola incentivato, un uso dei social network che ancora molti specialisti del marketing non hanno metabolizzato. Ma in fondo, non è di un dentista qualunque che stiamo parlando.

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