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Educazione: quanti pregiudizi, teorie e luoghi comuni
Pubblicato il: 03/03/2011  Nella Sezione: Tutto io devo fare

In quanti pregiudizi, teorie e luoghi comuni ci si imbatte quando ci sono di mezzo i figli e la loro educazione. Ne ho parlato ieri nell'altro mio blog Piccolo il mondo, ma desidero che anche i lettori di FiglioPadre e di Paternità Oggi condividano il brano tratto da McEwan lì citato.  

Ecco allora alcune sorprendenti, discutibilissime, teorie accreditate sull'infanzia negli ultimi tre secoli:
 
"Nessun campo speculativo poi offriva più ricche opportunità di apparire pratico, quanto quello che si riferiva all'educazione dei figli. Stephen si era letto tutto il materiale al riguardo, gli estratti compilati dal dipartimento di Canham. Da tre secoli generazioni di esperti, preti, filosofi etici, sociologi e medici - per lo più uomini - profondevano suggerimenti e realtà sempre nuove a beneficio delle madri. Non ce n'era uno che dubitasse dell'assoluta verità del proprio giudizio; ciascuna generazione era certa di aver toccato il culmine del buon senso e dell'introspezione scientifica, autentiche chimere per la generazione precedente. Aveva letto dichiarazioni solenni sulla necessità di fasciare gli arti dei neonati per impedirne il movimento e i possibili danni; sui pericoli dell'allattamento materno e, altrove, sulla sua fondamentale importanza sul piano fisico e superiorità su quello morale; su come l'affettuosità e l'incoraggiamento possono nuocere al bambino; sugli effetti benefici di purghe e clisteri, severi castighi fisici, bagni freddi e, all'inizio del secolo, di costante aria pura per quanto rigido fosse il clima; c'era chi sosteneva che è bene controllare scientificamente gli intervalli fra un pasto e l'altro e chi, al contrario, invitava a nutrire il bambino ogni qualvolta ne manifestasse il desiderio; chi denunciava i rischi di prendere in braccio il piccolo ogni volta che piange - facendolo sentire pericolosamente potente -, e chi sottolineava i rischi dell'atteggiamento opposto, che causa un senso di pericolosa impotenza; l'importanza di una buona disciplina delle funzioni intestinali, con allenamento all'uso del vasino a partire dal terzo mese; la costante presenza della madre giorno e notte, per tutto il primo anno di vita e, altrove, la necessità di ricorrere a balie, governanti, asili nido statali a tempo pieno; le conseguenze fatali di una non corretta respirazione, il vizio di mettersi le dita nel naso e di succhiare il dito connessi all'assenza della figura materna; i vantaggi di un parto tecnicamente sicuro in sala chirurgica e quelli di partorire coraggiosamente in casa nella vasca da bagno; l'importanza della circoncisione e di una tonsillectomia tempestiva; e, più tardi, lo sprezzante abbandono di tutte queste tendenze di moda; la teoria che i bambini debbano essere lasciati liberi di fare tutto ciò che desiderano di modo che possano esprimere appieno la loro natura divina, e quella secondo la quale non è mai troppo presto per forgiare la volontà di un infante; i disturbi mentali e la cecità causati dalla masturbazione, e il piacere e il conforto che essa regala all'adolescente; come l'educazione sessuale passi attraverso riferimenti a girini, cicogne, fatine dei fiori e impollinazione o si acquisisca tacitamente o ancora si apprenda grazie a una schiettezza di termini meticolosa e brutale; il trauma subito dal bambino che vede i genitori nudi, e i cronici turbamenti alimentati da strani sospetti se li vede sempre e solo vestiti; gli enormi vantaggi connessi all'insegnamento della matematica a un bimbo di nove mesi". (Ian McEwan, Bambini nel tempo, Einaudi 1988, pp 76-77).