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I bambini della globalizzazione: come vengono concepiti i bambini in un mondo senza regole condivise
Pubblicato il: 15/12/2010  Nella Sezione: Concepimento

Desidera un figlio per davvero, ma è stanco di aspettare e può permettersi di sborsare dai 32mila ai 68mila dollari, all' incirca tra i 24mila e i 51mila euro.

E' il profilo del nuovo prfessionista del "primo mondo" che fornisce i propri spermatozoi, l'ovulo invece è di un' anonima donatrice europea, la pancia in affitto di una bulgara con residenza greca, clinica a Creta, il tutto affidato alla gestione di un "coordinatore" a Los Angeles; un broker delle nascite che mette insieme i tasselli del puzzle che porterà, dopo un' attesa ragionevole e un congruo versamento su conto corrente, all' arrivo di un meraviglioso bebé.

Il meccanismo è semplice: un' agenzia specializzata, in questo caso la PlanetHospital di Rudy Rupak, in California, si occupa degli aspiranti genitori - coppie sterili o che hanno superato i limiti d' età per l' adozione o l' inseminazione artificiale, coppie gay, madri single - e fornisce un pacchetto che può includere una donatrice di ovuli, un utero in affitto e una clinica dove ritirare il pupo, in un Paese che - spesso - è nella lista degli in via di sviluppo e che ha meno regole e più povertà da sfruttare.

In India per esempio, dove la surrogacy è legale dal 2002, le donne che affittano il corpo per i figli di altre rinunciano a qualsiasi pretesa sul neonato, in cambio di 7-8mila dollari a gravidanza. Qui è addirittura possibile - ed è una politica adottata da Rupak - impiantare più embrioni su più madri surrogate.

Nasce così il fenomeno dei global babies - così li chiama il Wall Street Journal - che getta luce su di una pratica che inizia prendere piede e che sfrutta le le pieghe delle leggi internazionali, della Scienza, della tecnologia e delle scappatoie legali che, a volte, si inceppano, lasciando genitori disperati e bimbi senza passaporto.

corriere.it (Jacomella Gabriela)