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Nelle separazioni i giudici sono "una fabbrica del conflitto": intervista a Giorgio Galofaro
Pubblicato il: 28/11/2010  Nella Sezione: News

Ci ha particolarmente colpito l’altro giorno, sulla prima pagina del Giornale, la lettera aperta scritta da Giorgio Galofaro. Del resto il titolo, di per sé, era già emblematico: «Parlavo con i prof. dei miei figli: il pm De Pasquale m’ha rovinato».
Inguaribili curiosi quali siamo, abbiamo voluto scambiare anche noi quattro chiacchiere con Galofaro.
Signor Galofaro, come nasce l’idea di scrivere ad uno dei maggiori quotidiani una lettera aperta sulla sua vicenda personale?
«Lo spiego nella stessa lettera: la pretesa del Dr. Fabio De Pasquale di far tutelare il suo onore dal CSM. Ho ritenuto di portare alla luce anche altri comportamenti del Dr. De Pasquale e richiamare l’attenzione dell’opinione pubblica e dello stesso CSM sui giudici che frettolosamente mandano sotto processo i papà senza verificare la possibile natura strumentale di una denuncia e la stessa fondatezza del reato».

Se la sente di riassumere per i nostri lettori la storia che la riguarda?
«La mia separazione, come tante altre, è stata difficile e dolorosa, aggravata dal fatto che la mia ex moglie voleva trasferirsi in Olanda al seguito del suo nuovo compagno, portando con sé i nostri tre figli, di cui io mi ero sempre occupato. La mia ex moglie ha messo in atto una serie di denunce strumentali dove cercava di farmi passare come un papà cattivo e violento da tenere lontano dai figli. Alla fine lei ha portato via i figli in Olanda, i giudici hanno scritto che “è diritto di ognuno trasferire la propria residenza dove si vuole, anche all’estero. Essendo impensabile separare i minori dalla loro madre, si autorizza la signora a trasferirsi in Olanda coi figli” Ogni commento è superfluo. In appello l’allora presidente della Corte d’appello di Milano – Sezione Famiglia, Dr. Pesce, constatando che i bambini avevano bisogno anche del loro papà, ha decretato che i figli fossero affidati congiuntamente ad entrambi i genitori, pur rimanendo collocati con la madre in Olanda, ma tutte le loro vacanze le trascorressero col papà in Italia.
Contestualmente la mia ex moglie rimetteva tutte le denunce strumentalmente fatte. Ma forse per un disguido non era stata rimessa quella che era in mano al PM De Pasquale, che senza fare alcuna indagine e/o approfondimento non ha esitato a mandarmi sotto processo».

Lei scrive tra l’altro, rivolgendosi al dottor De Pasquale, di ritenere doveroso che «il Csm sanzioni i pm che come lei mandano sotto processo dei poveri cittadini senza minimamente approfondire se hanno effettivamente commesso dei reati e senza capire la natura strumentale di una denuncia»: un po’ forte come affermazione…
«Affermazione debole direi, se rapportata al danno che certi giudici infliggono, a noi genitori ed ai nostri figli. Loro dicono di essere oberati di lavoro. Ma basterebbe un po’ di buon senso per capire che certe denunce sono false e strumentali nelle cause penali. Nei procedimenti civili poi la legge sul divorzio fa compito al giudice, nell’udienza presidenziale, di tentare una conciliazione. Se nella prima udienza con buon senso i giudici proponessero delle soluzioni giuste e condivisibili nell’interesse di tutti, in base alla situazione familiare, ed alle capacità genitoriali, molte cause si chiuderebbero subito, il conflitto avrebbe conseguenze più limitate. Ma molto raramente i giudici operano nel rispetto della Legge e del buon senso, per questo bisognerebbe togliere il coperchio sulla loro malagiustizia. Quindi sanzionare i giudici colpevoli di malagiustizia».

Leggiamo ancora testualmente dalla sua missiva: «Nel febbraio 2006 il Parlamento a larga maggioranza approvò la legge sull’affido condiviso dei figli, recependo una società che cambia, dove non tutti i papà sono uguali e non tutte le mamme sono uguali. Ma dentro le aule di giustizia nulla è cambiato: si sono inventati il “genitore col locatario”, ma il papà in caso di denuncia è sempre il presunto colpevole. Dunque, perché il Csm non interviene per verificare se la Legge 54/2006 viene applicata nelle nostre aule di giustizia? Perché non interviene contro quei pm che sistematicamente mandano sotto processo i papà senza verificare la fondatezza del reato e la natura strumentale delle denunce?». In sintesi, i padri sono ancora e comunque i “perdenti a prescindere”: abbiamo interpretato bene?
«Purtroppo si, avete interpretato bene, per molti giudici il papà rimane il presunto colpevole, violano palesemente le leggi ad esempio:
1-La Costituzione della Repubblica Italiana: art. 29 “Pari dignità dei Coniugi nella Famiglia” Art. 30 “Diritto e dovere di entrambi i genitori a crescere, mantenere ed istruire i figli”
2-La Convenzione Internazionale dei Diritti del Fanciullo: Art. 11 “Gli stati membri si impegnano a non separare i figli dai genitori contro la loro volontà”
3-La legge 54/2006 sull’Affido Condiviso dei figli, violata in tutte le sue parti.
Questi giudici sono «una fabbrica del conflitto»: invece di esaminare caso per caso la situazione familiare, le capacità genitoriali e trovare una soluzione che sia giusta e condivisibile, nei fatti espellono sistematicamente il papà riducendolo a genitore ad ore, espellendolo sistematicamente dalla sua casa, ed impoverendolo con il mantenimento da versare alla mamma senza che possa fare alcun controllo su come vengono spesi quei soldi. I giudici ignorano sistematicamente la possibilità del mantenimento diretto per capitoli di spesa già previsto dalla Legge 54/2006.
Infine viene sistematicamente violato l’Art. 111 della Costituzione della Repubblica Italiana sulla ragionevole durata del processo, al contrario ci troviamo ad irragionevoli prolungamenti dei processi, che durano anni con grave impoverimento dei genitori».

In conclusione, crede che il dottor De Pasquale, in qualche modo, le risponderà? Ed in caso affermativo: ci promette di fare avere anche noi la risposta?
«Purtroppo non penso che il Dr. De Pasquale risponderà, come non rispondono altri giudici sia del Tribunale Ordinario che del Tribunale dei Minorenni, hanno la coda di paglia, sanno di avere torto e rimangono arroccati nelle loro impostazioni mentali e culturali. Il movimento dei papà e dei cittadini che chiedono l’applicazione effettiva della Legge 54/2006, pur rappresentando l’interesse di milioni di cittadini, è ancora molto debole, incapace di incalzare sia la politica che la magistratura. Forse sono necessarie manifestazioni continue e costanti davanti ai Tribunali per far sentire la nostra voce, magari anche iniziative clamorose che incidano sull’opinione pubblica e costringano questi giudici a misurarsi con una società che cambia».

di Gianluca Perricone

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