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La gravidanza per i futuri papà
Pubblicato il: 30/07/2010  Nella Sezione: Gravidanza

Volendo riassumere in un unico concetto la principale differenza che caratterizza il vissuto della gravidanza dell’uomo da quello della donna basta sottolineare il fatto che all’uomo viene fisiologicamente negata la diretta esperienza della gestazione. 
Il bambino non è fisicamente sentito come parte del sé ed è quindi necessario passare attraverso il corpo della propria compagna per instaurare un primo legame, rendendo così subito la relazione padre-figlio a base triadica.
Questa differenza fondamentale fa si che i partner vivano lo stesso evento in modi molto differenti, soprattutto da un punto di vista psicologico.
 
Nell’uomo può prodursi l’invidia della generatività femminile, che si manifesta sia nei sogni di ingravidamento, sia attraverso sintomi psicosomatici indicati con il termine couvade psicosomatica: il marito identificandosi con la compagna ne riproduce gli stessi disturbi fisici. Alcune ricerche sottolineano come questi disturbi appartengano a fasi specifiche della gravidanza, ossia sono comuni all’inizio del terzo mese, al nono e durante il parto.
Un altro elemento peculiare è la gelosia nei confronti del nascituro: il padre può vivere il bambino come un rivale che cerca di sottrargli le attenzioni della moglie. Questo è dovuto in parte al ripiegamento su di sé che la donna manifesta in questo periodo, in parte alla diminuzione dei rapporti sessuali. Va evidenziato che il rifiuto di un rapporto sessuale da parte della donna può avere cause sia fisiche che psicologiche; in generale non è sconsigliata l’attività sessuale in gravidanza, anche se si suggerisce una maggiore delicatezza nel primo e ultimo trimestre. Molto spesso è l’uomo però a sentirsi bloccato dal timore di fare male al feto; è però un’ansia immotivata questa, in quanto il feto è ben protetto all’interno dell’utero e non c’è possibilità di contatto diretto con esso.

Tra le principali fonti di preoccupazione maschile si può aggiungere anche il senso di responsabilità, caratteristico del ruolo tradizionale dell’uomo, per l’assunzione del compito di difesa della diade e per il mantenimento economico della famiglia, che si manifesta nel fatto che molti padri investono, durante l’attesa, molto tempo ed energie nel lavoro.
A fronte di questo universo di emozioni che investono il futuro padre si auspica un’attiva partecipazione dello stesso ai corsi di preparazione al parto, sia perché impari qualcosa di quello che sta accadendo, sia per la semplice condivisione dell’evento così da contrastare il sentimento di esclusione tipicamente sperimentato dall’uomo in quei mesi, sia per attutire le proprie ansie.

fonte: ginecolink.net
articolo di Dr.ssa Moretti Sandra (Psicologa)